Una spiaggia in Nuova Zelanda cela tante piccole particelle di oro: meta ambita dai trovatori che pone anche problemi di sostenibilità.
Forse non ci crederete, ma in Nuova Zelanda esiste una spiaggia ricca di oro. Nel corso del tempo, però, molti trovatori si sono aggirati sul posto al fine di estrarre questo prezioso materiale. C’è da dire, però , che bisogna considerare anche che tali pratiche – molto spesso – non sono sostenibili. Scopriamo, dunque, insieme di quale spiaggia si tratta e perché rappresenta un problema dal punto di vista ambientale.
La spiaggia di Wangaloa, tanto oro nella sua sabbia
Situata lungo la costa sud-orientale dell’Isola del Sud della Nuova Zelanda, Wangaloa è una spiaggia dalla bellezza selvaggia e incontaminata. Il suo nome, che deriva dal Māori, che, nei fatti, riflette il legame profondo con la terra e le sue risorse.
Si tratta, dunque, di un vero paradiso terrestre, ancora poco battuto dal turismo di massa. Tuttavia, ciò che la rende davvero unica è la presenza, celata tra i granelli di sabbia, di oro detritico: microscopiche particelle del prezioso metallo, trasportate dai fiumi e depositate nel tempo lungo la riva.

L’oro detritico a Wangaloa non è visibile a occhio nudo anche se presente in quantità che hanno attratto l’interesse di cercatori e appassionati. Si tratta di un oro secondario, derivato dall’erosione di giacimenti primari e poi sedimentatosi in zone come questa, dove le condizioni geologiche lo hanno trattenuto tra sabbie e ghiaie.
Tale caratteristica geologica, dunque, contribuisce a rendere la spiaggia un punto d’interesse sia per studiosi che per chi sogna di trovare, tra i riflessi del sole, una pagliuzza dorata.
L’estrazione mineraria e il fragile equilibrio ambientale
La presenza di oro detritico, tuttavia, ha anche un lato oscuro. Le pratiche minerarie, soprattutto se condotte senza adeguata regolamentazione, possono compromettere, in maniera irreversibile, l’equilibrio ambientale di luoghi delicati come Wangaloa.
L’utilizzo di macchinari pesanti, lo spostamento del suolo e l’alterazione del corso delle acque superficiali per agevolare l’estrazione sono, infatti, interventi che rischiano di erodere la spiaggia, ma di compromettere anche la biodiversità che essa ospita.
L’ecosistema costiero, già esposto agli effetti del cambiamento climatico e all’innalzamento del livello del mare, potrebbe non sopravvivere ad una pressione antropica non controllata.